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L’uomo che tagliò la testa allo spettro di Stalin e cambiò il mondo
La sciabola di Nikita taglia la testa all'Urss... solo illusione?
05/05/2015, 18:44 | I protagonisti
Primavera 1894, a Kolinovka, piccolo centro rurale della Russia Occidentale nasce Nikita Sergeevic Krusciov.
Nikita ha un’infanzia difficile e le condizioni economiche precarie della sua famiglia lo costringono ad abbandonare prematuramente gli studi per lavorare in fabbrica. Nel 17’ combatte con ardore e tenacia per sostenere i Bolscevichi durante la Rivoluzione d’Ottobre. Entra a far parte del neo-partito comunista nel 1918. La reputazione del giovane dirigente cresce di giorno in giorno. In Ucraina, sua terra d’origine, nel 1938 riuscì a contrastare le forti resistenze del partito nazionalista che si opponeva ai bolscevichi. Conquistata la fiducia di Stalin, è nominato tra le fila del consiglio supremo di guerra dell’esercito russo. Durante il secondo conflitto mondiale si distingue nella battaglia di Stalingrado. Dopo la guerra si occupa della ricostruzione dell’Ucraina e dell’abbattimento delle ultime resistenze antisovietiche. Nel 1953 muore Josip Stalin e il Partito necessita di un nuovo vertice. La lotta per il potere è inevitabile. Si scatena il caos. Krusciov sbaraglia gli avversari in guerra per il trono di Stalin e viene eletto segretario generale del partito comunista. Alcuni anni più tardi dopo aver espulso Bulganin accusandolo di svolgere attività contro il partito assurge al ruolo di primo ministro, concentrando il potere interamente nelle sue mani.
Nel 1956 durante il XX congresso del Pcus, Krusciov espresse il suo completo dissenso nei confronti della politica staliniana. Nell’illustre ‘’Rapporto Segreto’’ attaccò il culto di Stalin, e i metodi violenti da lui usati, arrivando ad affermare che ‘’Stalin non agiva ricorrendo alla persuasione ma imponendo le sue idee e chiedendo sottomissione assoluta alle sue opinioni’’.
Krusciov avviò in questi anni una politica di apertura verso il mondo occidentale, sottolineando l’importanza di una coesistenza pacifica delle grandi potenze, Usa e Urss. In clima di Guerra Fredda cerca di smorzare la tensione tra i due blocchi nei quali è diviso il mondo. La Russia non deve far guerra agli Stati Uniti ma dimostrare la netta superiorità del sistema comunista sul piano civile, economico e culturale. È Krusciov a inaugurare la “corsa allo spazio“. Una gara nella quale il satellite Sputnik e l’astronauta Gagarin furono i primi a tagliare il traguardo. Il segretario generale sovietico incontrò il presidente Eisenhower a Camp David nel 1959 e in seguito il giovane Kennedy a Varsavia nel 1961. Il dialogo con l’occidente fu accompagnato da un’ambigua politica interna. Krusciov avviò una stagione di discussione e confronto all’interno del partito. Al fine di risollevare l’economia fece in modo di diminuire cospicuamente le tasse che gravavano sui contadini e favorì l’innalzamento di pensioni e salari. Nonostante questi tentativi di ‘svolta liberale’ non esitò minimamente a reprimere nel sangue le pressioni separatiste ungheresi.
Nel 1961, come per dimostrare il tentativo di pacificazione col mondo a Ovest, rompe il patto di collaborazione con il colosso comunista cinese.
La sua linea politica fu ben presto oggetto di aspre critiche soprattutto in relazione alla crisi missilistica di Cuba. Krusciov ritenne conveniente perseguire la politica pacifica per porre fine alle incredibili tensioni che per giorni fecero tremare il pianeta. I suoi avversari interni continuarono comunque ad accusarlo di inefficienza nelle riforme economiche e di cattiva amministrazione. Le tensioni interne al partito portarono all’espulsione di Krusciov nel 1964. L’ex segretario generale da quel momento in poi si ritirò a vita privata, morì nel 1971 dopo un attacco di cuore nell’anonimato più completo, gli furono negati i funerali di stato e la sepoltura al Cremlino.
Ombre e spettri vigilano sulla tomba di colui che per primo volse lo sguardo oltre gli Urali, la dove tramonta il sole. Con decisione, sicurezza e integrità morale guidò l’Unione Sovietica verso l’apertura e il dialogo con il Vecchio Continente e gli Usa. Quel freddo Autunno del 1917 è un ricordo romantico, ora il sogno di Lenin è degenerato nell’incubo stalinista. Francisco Goya scrisse che il sonno della ragione genera mostri. Nikita spianò la strada a una nuova epoca. Affrontò il fantasma di Stalin che ancora aleggiava nel Palazzo d’Inverno e lo decapitò a colpi di sciabola.