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18 gennaio 1943: l’Armata Rossa rompe l’assedio di Leningrado

Il fallimento dell’operazione Husky segna l’inizio della fine dell’impero di Hitler

05/05/2015, 18:38 | Età moderna e contemporanea

Il 18 gennaio del 1943, dopo duri scontri, le truppe sovietiche riescono a rompere l’assedio di Leningrado. La città russa è sotto assedio dal 30 di agosto del 1941, data di rottura dei collegamenti ferroviari di Leningrado da parte dell’invasore tedesco. La velocità d’azione delle truppe naziste non ha permesso la preparazione e l’attuazione di un piano di evacuazione della popolazione. Civili e militari sono accerchiati. La città è circondata da fortificazioni tedesche e i rifornimenti risultano difficili. L’unica linea di contatto con il mondo esterno è un corridoio chiamato "la via della vita". Dalla via della vita arrivano cibo e medicinali largamente insufficienti a coprire il fabbisogno cittadino. L’inverno del 1942 è durissimo. In città si ha fame. Si muore di freddo e di stenti. La carenza di medicinali aggrava una situazione igienico-sanitaria già precaria. Si ha difficoltà nel curare i civili: i pochi medicinali disponibili sono distribuiti in primis tra i soldati dell’Armata Rossa. La controffensiva sovietica di giugno è pertanto fondamentale: aprendo un varco tra le fortificazioni d’assedio tedesche i russi possono rifornire al meglio la città di cibo, indumenti e soprattutto armi e medicinali.

La fine dell’isolamento delle città permette la fine stessa dell’assedio: il 18 gennaio, sull’onda dell’entusiasmo, le truppe di Hitler sono espulse dalla città dal generale Georgij Konstantinovič Žukov. Žukov, chiamato “l’invincibile, furia, ariete” dai suoi soldati, si rivela uno dei più abili generali del secondo conflitto mondiale. È tra i protagonisti della “grande guerra patriottica”, la massiccia controffensiva sovietica conclusa con la caduta di Berlino e la fine del III Reich e la resa di tutte le forze tedesche firmata dal generale Keitel l’8 maggio del 1945. Tra i sovietici, civili e militari, si contano circa 1.2 milioni di morti. La battaglia di Leningrado si classifica come la più sanguinosa della storia.

Con la sconfitta di Leningrado Josif Stalin dimostra tutta la sua forza: l’operazione “Husky” è fallita. La Germania nazista non è in grado di conquistare l’Urss. L’effetto propagandistico del fatto è enorme. Dopo la sconfitta di Rommel a El Alamein in Egitto, si ha un’altra dimostrazione che Hitler non è più inarrestabile e la Wermacht non è più un esercito imbattibile. È da El Alamein e Leningrado che inizia la fine del III Reich.

Ignazio Angelo Pisanu
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